e fu subito mostro
dalle testimonianze delle donne che sono venute al collettivo, appaiono almeno tre personaggi maschili-tipo, che la società definirebbe normali.
così come lo stupratore non è il «mostro» ed il suo atto non costituisce la eccezione, ma la norma, la figura del «picchiatore» deve essere ridimensionata e al di là dei miti, ricondotta al suo vero essere. La leggenda borghese vuole che l’uomo che esplica la sua aggressività nell’ambito familiare, sia alcolizzato, emarginato, sottoproletario. Se poi, insieme alle percosse vi sono delle sevizie, rientra in quei casi patologici che, in quanto tali, non riguardano la società dei «normali». Dalle testimonianze delle donne ohe sono venute al collettivo, appaiono almeno tre personaggi maschili-tipo, che la società definirebbe normali.
il mammone
Di carattere estremamente debole ed insicuro, ha quasi sempre alle spalle una storia di sovraprotezione materna. Questo lo ha reso totalmente dipendente dalla figura materna e facilmente suggestionabile. Incapace di imporsi nel mondo del lavoro, facilmente incline all’alcool, scarica tutte le frustrazioni su chi è più debole ed oppresso. Questo tipo è il più incline a picchiare anche i figli molto piccoli. Molto spesso complice delle sue violenze fisiche e psicologiche è la madre. Nel caso di Luigina (vedi testimonianza) il marito era praticamente mantenuto dalla madre che lo vestiva «come un signorino», gli dava i soldi per divertirsi, e lo aizzava contro quella «puttana di sua moglie».
Questa figura di suocera violenta e cattiva ricompare in. una nostra recente indagine campione, come la figura femminile che si rende più complice di abusi e di maltrattamenti contro altre donne.
il compagno
Molto spesso giovanissimo, appartiene alla categoria di «chi ha fatto il ’68» ed è oggi militante in gruppi extraparlamentari o nel PCI. È quel tipo di marito (o di partner) che «aiuta in casa» ma che vuole essere ringraziato per ogni suo gesto da casalingo. Invidioso dei successi delle donne, è estremamente sensibile alla violenza psicologica indiretta del femminismo. Tende quindi in ogni modo a contrattaccare. La sua violenza ha come scopo di umiliare la donna arrivando a vere forme di sevizie psichiche e fisiche. Ha imparato inoltre alcune tecniche di difesa, storicamente definite femminili, come il pianto e il ricatto morale.
il buon padre di famiglia
Di una certa età, ha tutti i connotati per essere giudicato un buon padre e un buon marito.
Di estrazione sociale medio-borghese è spesso funzionario o comunque ha posti di responsabilità. La sua affermazione sociale è indubbia, ha spesso una amante.
Tende a riportare il sistema gerarchico esterno all’interno della famiglia. È quello che teorizza senza pudori il suo volere essere padrone. Generalmente ha una moglie-serva con la quale «rivendica continuamente i suoi diritti di proprietà». Qualsiasi episodio di disubbidienza è punito da una forma di giustizia «casalinga», che include quasi sempre l’aggressione fisica. Molto spesso picchia le figlie femmine che cominciano a ribellarsi ai suoi assurdi divieti; in quei casi se la moglie intercede a loro favore viene punita a sua volta con lo stesso trattamento. È il più difficile da colpire in quanto ha conoscenze, potere economico e si può procurare buoni avvocati.
collettivo m.B.d. contro la violenza sulle donne
Roma – Via del Governo Vecchio, 39
– Tel. 6540496
Riunioni: Martedì ore 16-20 Mercoledì ore 16-20
Milano – Via Zecca Vechia, 4 – Tel, 891808
Riunioni: Lunedì
Mercoledì ore 17-20 Venerdì
convegno internazionale sulla violenza
Roma – 1-2 aprile 1978.
Organizzando un convegno internazionale sulla violenza come proposto dalla commissione violenza della Rencon-tre Internationale del 28-29-30 maggio di Parigi, chiediamo fin da ora a tutte le compagne dei collettivi femministi italiana di darci la loro adesione, proposte, contributi.