documenti e testimonianze

australia lenta agonia delle aborigene

marzo 1976

bruxelles 1976

 

 

in Australia gli aborigeni hanno sofferto e stanno soffrendo a causa dell’espansione coloniale del sistema capitalistico occidentale.

Per una società basata sulla caccia e lo sfruttamento la terra è la fonte economica di base su cui porre le fondamenta delle strutture sociali e della cultura di tale società. Gli aborigeni sono stati privati della loro terra da successive ondate di interessi capitalistici sui pascoli, sul legname e le miniere. Con questo si è avuta l’introduzione di malattie prima sconosciute ed una cosciente politica di sterminio, giustificata sulla base di una classificazione «sub umana» di una gerarchia in evoluzione. Questa politica di sterminio si è realizzata a tal punto che l’Australia può vantarsi con fierezza di essere una delle poche nazioni che abbia effettuato il genocidio — quello degli aborigeni della Tasmania.

Il crimine che voglio analizzare qui è quello perpetuato nei riguardi delle donne aborigene — il cui status sociale nella società tradizionale era assai simile a quello che si ricerca nel mondo occidentale oggi da parte dei movimenti femministi. Con il colonialismo, il razzismo, il sessismo lo status sociale delle donne aborigene è stato portato al gradino più basso della gerarchia della società australiana bianca ed il suo status nella tradizione della società aborigena è stato distrutto. Voglio anche sottolineare qui la funzione di quelle istituzioni il cui scopo è quello di aiutare gli aborigeni ad alleviare le condizioni di.vita coniate dagli sfruttatori. Voglio denunziare il ruolo che la chiesa e i vari enti di educazione e di assistenza hanno nella distruzione dello status delle donne aborigene e l’oppressione che ne consegue. La totale mancanza di comprensione e il corrispondente atteggiamento di superiorità ed etnocentrismo hanno portato la realizzazione dell’imposizione del modello di relazione uomo-donna della società bianca occidentale totalmente in contrasto con la tradizionale società aborigena. Dal punto di vista economico nella società tradizionale le donne avevano la funzione fondamentale di produttrici di cibo (e di bambini). Il marito non aveva il compito di provvedere alla moglie — la parte che spettava al cacciatore veniva distribuita al gruppo allargato dei parenti, in massima a quelli suoi e della madre della moglie e la parte che spettava alla moglie le veniva dalla madre. Le donne si spartivano il cibo con le altre parenti e lo cucinavano insieme, occupandosi anche del nutrimento dei figli. Ciò che rimaneva dopo la spartizione da parte delle donne andava agli uomini. Per cui le donne avevano l’indipendenza economica. Le attività quotidiane della donna non erano sotto il controllo del padre o del marito ma erano organizzate collettivamente con le altre donne. Tutto ciò non significa comunque affermare che il maschio non dominasse nella società tradizionale. Gli uomini avevano il controllo della religione e della filosofia considerate occupazioni superiori in quanto mezzi di controllo dell’ordine sociale ma entrambi i ruoli, la funzione economica delle donne e quello in funzione spirituale dell’uomo erano necessari alla sopravvivenza. L’introduzione dell’economia di tipo europeo basata sullo scambio in denaro significò distruggere l’inestimabile valore che aveva la donna come produttrice di cibo, Sulla base dello stereotipo delle società fondate sulla caccia e lo sfruttamento in cui il maschio va alla caccia mentre la donna resta a casa ad accudire ai figli, così come nella società europea l’uomo è colui che produce e la donna colei che da lui dipende, gli europei diedero tutti i posti di lavoro disponibili agli uomini. Lavori saltuari venivano offerti alle donne come domestiche per i quali ricevevano di solito farina, tabacco, zucchero, dieta evidentemente assai poco equilibrata. Quando venne introdotta l’assistenza sociale essa fu considerata un po’ come l’equivalente per la donna del salario maschile e dal momento che nel passato per tradizione l’uomo non era responsabile del sostentamento della propria moglie e figli questa elemosina del governo rappresentò la maggiore risorsa per le donne aborigene per la loro sopravvivenza e quella dei loro figli. Nel frattempo un’assistenza medica migliore aveva aumentato il numero delle nascite, di conseguenza le donne aborigene si trovavano a dover pensare a un maggior numero di figli. Tutto ciò ebbe effetti deleteri su il concetto che le donne aborigene avevano di se stesse come buone madri. Salari, pensioni e denaro dell’assistenza pubblica venivano distribuiti regolarmente ma ad intervalli, il risparmio era praticamente impossibile, non solo perché i mezzi erano veramente pochi ma anche perché il concetto di risparmio era in netto contrasto con il concetto che avevano le donne aborigene della madre modello. La madre esemplare dava tutto quello che aveva ai figli. Ma se una donna dava tutto quello che aveva ai figli oggi, non ce ne sarebbe rimasto per domani; e non c’era alcun modo legittimo di avere di più domani se non risparmiando oggi. Quindi, quasi automaticamente, le madri cominciarono ad essere considerate delle cattive madri. Una brava madre non picchia i figli, non si concepiva la punizione fisica. Una buona madre confortava il figlio se aveva paura o si era fatto male, ma la medicina occidentale aveva un diverso concetto di cosa dovesse essere una buona madre — la mamma sa quello che bisogna fare per quanto riguarda la pulizia e le abitudini alimentari. Se il bambino piange o ha paura è un problema ma, in fondo, è per il bene del bambino. La classe medica e gli enti assistenziali considerano le donne aborigene delle cattive madri, sicché le donne vengono condannate da entrambe le società. Allo stesso modo la funzione educativa dei figli delle donne aborigene, nell’ambito della funzione economica della società tradizionale, è stata distrutta dal sistema educativo dei bianchi. Questo sistema educativo insegna ai bambini i valori della società bianca e li sradica dalle credenze e dai valori della società tradizionale e per questo le donne aborigene vengono rimproverate dagli uomini in quanto secondo la tradizione esse avevano il compito dell’educazione dei figli.

Se il sistema economico rende le donne e i loro figli un peso per i loro uomini invece che una valida risorsa; se il sistema educativo le rende inutili come maestre di vita e incapaci di comunicare con i loro figli; se i servizi sanitari producono nelle donne un’autodefinizione di se come cattive madri e nello stesso tempo le rendono madri più frequentemente di prima, allora com’è possibile che le donne aborigene non siano se non inferiori secondo un qualunque criterio possibile. Si aggiunga a questo l’estensione del razzismo nella società australiana e si comprenderà come la loro situazione sia insostenibile.

Le donne aborigene non possono conquistare la propria liberazione liberandosi innanzitutto dai loro uomini; in primo luogo devono conquistare la liberazione da un sistema sociale loro alieno.