testimonianza del liceo sperimentale della Bufalotta

compagni (?) di scuola

un atteggiamento progressista e emancipato sembra ormai diffuso tra i giovani, ma in realtà il fascismo resiste

marzo 1976

Il Liceo Sperimentale è una scuola di 360 persone. Quasi tutti sono compagni, tutti comunque si dichiarano di sinistra. La provenienza sociale è di media e alta borghesia romana (medici, giornalisti, dirigenti, età), e di quella borghesia schierata col PCI e col PSI o al limite col PRI. Negli ultimi due anni, oltre alle iscrizioni riservate al quartiere (Monte Sacro alto), sono arrivati anche studenti di ceto sociale meno elevato, fuori dall’elite che però resta la base della scuola.

La struttura didattica dà spazio alle discussioni e il livello di politicizzazione è decisamente alto. Da tre anni esiste anche un corso sulla donna, mai disturbato né accusato. L’anno scorso, dopo quello che è successo a Firenze (la scoperta delle cliniche Cisa e l’arresto di Adele Faccio), abbiamo avviato nella scuola un dibattito sull’aborto e sui problemi della donna con assemblee e collettivi che varie volte si sono svolti fuori dell’orario scolastico, fatto che indica il reale interesse delle studentesse a problemi che le toccano in prima persona. Le reazioni dei ragazzi sono state immediate, viscerali e contraddittorie. Fin dalla prima assemblea siamo state accusate di ottica limitativa, di separatismo, di volersi isolare dal movimento, dalla lotta di classe, di non capire che la donna sarà libera solo dopo la rivoluzione e intanto bisogna pensare alla lotta economica. Insomma veniva fuori la solita scontata polemica, Noi abbiamo fatto i collettivi aperti a tutti, però i compagni, dopo aver salvato la faccia in assemblea, a quei collettivi (a parte il primo) non sono mai venuti, mostrando totale indifferenza ai problemi che in pubblico chiedevano ardentemente di poter venire a discutere.

Nel frattempo sono iniziate sui banchi e nei bagni della scuola le scritte del GRAF. GRAF sta per Gruppo Rivoluzionario Assalto alla Fregna, e già questa sigla rende l’idea del livello di infantilismo e di inconsapevole fascismo sessuale che porta a considerare rivoluzionario un fatto che con la rivoluzione non ha niente a che fare. Queste frasi, sono passate nell’indifferenza generale, e quando noi le abbiamo denunciate ci hanno accusato di mancanza di spirito e di scarsa elasticità mentale.

Per noi invece sono state una grossa violenza che ci ha riempite di rabbia perché ci ha fatto vedere quanto i compagni siano ancora pieni dell’ideologia borghese e sessista che regge il mito della virilità e costringe le persone ad avere solo rapporti di potere. In fondo noi conserviamo sempre la illusione che almeno i compagni non siano proprio i nostri oppressori, e quindi pensavamo che in una scuola del genere non ci sarebbero state reazioni goliardiche e fasciste. Invece le illusioni sono crollate ancora una volta.

A questo punto ci sembra giusto rendere collettiva questa esperienza e l’analisi che abbiamo fatto delle frasi, perché pensiamo che fatti di questo tipo non siano un problema solo nostro ma di tutte le donne, dato che queste reazioni anche se scattano solo contro le «femministe» sono in realtà dirette contro tutte. Le prime ad apparire sono state le scritte direttamente antifemministe: «Femministe di giorno, femmine di notte» stava sul muro accanto all’ingresso a ricordarci — ma soprattutto a ricordare a se stessi, per tranquillizzarsi — che possiamo ribellarci quanto ci pare, ma l’unica nostra realizzazione sarà sempre il rapporto sessuale con l’uomo. In questo stesso senso c’è un’altra frase: «Con il femminismo o con il sollazzo, le donne cercano sempre il cazzo».

«Froci no, allupati si, ne farà le spese l’MLD» (MLD, cioè Movimento di Liberazione della Donna, sta per l’intero movimento femminista, dato che questi «compagni» ci confondono come i reazionari confondono i gruppi extra- parlamentari) è una perla rara: c’è dentro la paura dell’omosessualità, sinonimo per loro dell’impotenza, e quindi la violenta affermazione della propria virilità come potere supremo da usare in ogni momento di pericolo. La più grave, ricordandosi che si tratta di «compagni», è: «Femministe puttane, farete tutte la fine di Franca Rame» che, come sappiamo, è stata violentata dai fascisti. Riprendendo lo stile dello «slogan» politico, l’unica forma di espressione a loro abituale, hanno scritto anche: «18 gennaio: il “vostro ’68” sarà il nostro 69», rispondendo con una volgare allusione sessuale al problema dell’aborto sul quale era stata fatta una manifestazione a Roma il 18 gennaio 1975. Continuando su questo filone, troviamo sparse per la scuola: «Stupro, libidine, violenza carnale attente femministe o finite male»; «Vibratori “godmiché”, contro il femminismo oppressione»; «Diritto di famiglia, non lo dimentichiamo, ogni femminista presa la violentiamo»; e ancora: «Nella scuola per la fallocrazia, a colpi di cazzo vi spazzeremo via»; «Attente femministe: la nerchia ancora langue, se ve’ beccamo ve’ se’ inculamo a sangue»; «Viva le mazze armate contro il femminismo»; «Fischia il vento, la nerchia è dura, alle donne mettemoje paura»; e infine: «Senza fucile, senza coltello la lotta all’MLD si fa col pisello».

E di queste frasi la cosa che fa più rabbia è che quelli che le hanno scritte non solo come è ovvio non violentano veramente le femministe, ma a livello razionale si dicono interessati al problema della donna, non rendendosi conto che pensare «scherzi» del genere è rivelare ciò che è realmente radicato dentro di loro e che li porta ad avere nella loro vita solo rapporti di violenza e competitività. Un altro fatto emerge da queste frasi: le femministe non si combattono come gli avversari politici, con le armi o con le discussioni, ma con il pene che, evidentemente, questi «compagni» sentono in pericolo appena si parla di femminismo.

Il concetto del pene punitivo è ripreso in altre scritte: «Se la donna parla tanto, cazzo in bocca senza rimpianto»; «Qualunque cosa la donna dica, cazzo in culo o cazzo in fica». L’idea che le donne non devono parlare, ma subire in silenzio, e se, parlano vanno azzittite con la «forza» della virilità, è uno dei tanti comandamenti per la donna di questa società.

E infatti la lista continua con: «Per la donna troppo sciocca, prima in fica e poi in bocca»; «Per la donna troppo sciocca, quattro cazzi in bocca»; «Per la donna che non dà gusto, quattro cazzi mi sembra giusto». Qui c’è ancora l’idea di punire. Tra l’altro sono immagini tristi: vivere il proprio organo sessuale come strumento di punizione, vuol dire viverlo come cosa che fa male e non come mezzo per avere la gioia di dare, per fare stare bene un’altra persona. Per concludere la serie delle frasi di questo genere, c’è: «Se la donna te lo sdegna, calcio in culo e gli rompi la fregna», che è la teoria del Circeo: quello che i fascisti hanno fatto in pratica (sverginando con un manico di scopa Rosaria Lopez perché si rifiutava di farsi violentare), i «compagni» l’avevano già scritto qualche mese prima. Continuando con i «comandamenti», ci sono le frasi sulla donna «vera e «d’onore»: «Donna vera piglia il cazzo mattina e sera»; «Per la vera donna, cento uomini in colonna»; «Donna d’onore piglia il cazzo a tutte l’ore». E qui il pene diventa un premio; come mai? E’ ovvio: questo tipo di donna dipende dal rapporto sessuale con l’uomo, non lo rifiuta mai né parla tanto, è «vera» perché si prostituisce, perché apprezza i «cento uomini in colonna». E la visione della femminilità che loro hanno è completata da: «Donna onesta prima a casa e poi a letto» e «Donna onesta tutto il giorno a casa resta». Infine: «Per la donna animale, la goduria è solo anale»; e quindi: «Senza tanto ripensarci, con la donna sappiamo farci i porci»; e soprattutto: «La donna è solo un animale, sì ragazzi famoje male». E con che cosa? Con i «C.A.C.CHIodati: commandos azione cazzi chiodati».

E non manca la nota «poetica»: «Nasce il sole canta il gallo, pijateve in culo questo fallo». Tutto ciò è pesante, aggressivo, violento, maschista e dà una sconfortante conferma della continuità culturale del mito della virilità che nonostante la politicizzazione e tutto il resto non si è spezzata. I padri e i nonni di questi ragazzi hanno scritto di nascosto o pensato cose simili a queste frasi, hanno fatto le masturbazioni collettive, sono andati a puttane, hanno vissuto e vivono la donna come oggetto sessuale o di procreazione. (comunque non certo come persona pensante) e qualcuno di loro, se saprà che suo figlio è un po’ come lui, sarà in fondo contento, purtroppo, che le cose non siano poi tanto cambiate. Potrà pensare: «Beh, sta nei gruppi, è un po’ esaltato dalla politica, però per certe cose ci capiamo ancora». Questa è una grossa sconfitta per tutta la sinistra, per tutti i compagni, perché rivela quanto fascismo «nascosto» sopravviva anche in quelli che lo vogliono combattere, Per il movimento femminista invece, tutto ciò crea un legame di rabbia e di ribellione tra noi ragazze di 15-18 anni e le donne di 30-40-50 anni che subiscono la stessa antica e violenta concezione della femminilità che queste scritte ribadiscono.