cari “papà” giornalisti

marzo 1976

sinceramente ci dispiace vedervi così sconcertati, goffi e male informati. Abbiamo notato che state cercando disperatamente di capire che cosa sta succedendo tra le studentesse, ma i risultati sono scarsi.

Nei vostri articoli c’è la disperata ricerca di una paternità, ne è un esempio il Messaggero che scrive: «…Il Mov. Liberazione della Donna ha stampato migliaia di messaggi ciclostilati che i ” nuclei ” delle scuole hanno poi pensato di distribuire»; e arrivate ad affermazioni come: «… si definiscono autonome, non collegate ad alcuna forza politica. Una strada pericolosa». (Paese sera 19/2).

Sono un esempio di questo gli articoli di Luca Goldoni e Gianni Tibaldi. Il primo dice: «… Oggi le bambine terribili cacciano a pedate i compagni di scuola che magari vanno in corteo perché sono innamorati di loro, vogliono l’anticoncezionale gratis a 14 anni, quando potrebbero ancora succhiare per qualche mese le caramelle che rinfrescano l’alito…».

Il secondo tenta di psicanalizzarci in un pezzo intitolato «Sfilano adolescenti e femministe. Carnevale di rivolta», che dice: «Oggi il modello di donna che più affascina le adolescenti è quello della femminista. E poiché la femminista grida Aborto libero! le adolescenti la seguono, con fedeltà corale, perché hanno una paura profonda di sentirsi e di essere riconosciute diverse… vivono l’essere donna come uno stato angosciante di dipendenza e di umiliazione… sono accomunate da una delusione profonda: la prima contesta infatti l’autorità perché delusa dal padre le seconde perché deluse dal maschio». Ci chiamate minorenni d’assalto, bambine prepotenti, donnine di L.C., come mai non lo fate anche con gli uomini? Non avete mai parlato di ometti di Lotta Continua, né di bambini prepotenti di «via dei Volsci» o di minorenni d’assalto del PDUP. Allora cari papà i casi sono due: o siete incapaci di valutare il reale peso politico della rabbia che ci ha fatto scendere in piazza in migliaia sui problemi che viviamo tutti i giorni come donne, oppure dietro la maschera di professionisti della parola nascondete lo stesso atteggiamento, dell’uomo qualsiasi che vedendoci passare in corteo ci giudica puttane e lesbiche.

Siete talmente pieni di voi stessi e del vostro paternalismo, poi, che non riuscite a credere alla nostra autonomia dalle forze politiche. E allora vi dilungate in analisi psicologiche, e tirate fuori teorie sui carnevali liberatori o sul bisogno di imitazione delle femministe «grandi»; oppure date notizie false che attribuiscono all’MLD l’organizzazione dello sciopero. Infine ci dite che siamo su una strada pericolosa. Noi vi diciamo solo una cosa: il movimento è nostro e ce lo gestiamo noi.