la lettera di Simone de Beauvoir
Care sorelle,
mi dispiace moltissimo che le circostanze mi impediscano di essere oggi in mezzo a voi, anche se vi sono vicina con il cuore.
In effetti ritengo che questo incontro sia un grande avvenimento storico. A differenza di quello del Messico dove alcune donne incaricate dai partiti e dalle nazioni, cercavano solo di integrare la donna nella società maschile, voi siete qui riunite per denunciare l’oppressione che, in questa società, essa subisce.
Per lottare contro questa oppressione, già da molto tempo e in molti paesi, le donne si sono unite ma, fino ad ora, i contatti fra i diversi gruppi erano stati sporadici. Oggi per la prima volta, questi gruppi si riuniscono insieme e donne venute da ogni parte del mondo prenderanno insieme coscienza dello scandalo della loro condizione. Avete ragione di considerarla come la fonte di veri e propri crimini. Lo stato giuridico imposto alla donna giustifica, sotto forme più o meno istituzionalizzate, attentati inammissibili contro la persona umana e contro i quali, nella grande maggioranza dei casi, non è possibile avanzare nessun ricorso legale. Beco perché è urgente che le donne si mobilitino per combatterli con tutti i mezzi di cui dispongono. Forti della solidarietà che c’è tra di voi, elaborate delle tattiche di difesa, di cui la principale è proprio questa che vi accingete a mettere in pratica per cinque giorni: parlare tra di voi, parlare al mondo, mettere in luce le vergognose realtà che la metà del genere umano si sforza dì nascondere. Questo Tribunale è già di per sé un atto d’accusa. Un atto che ne annuncia molti altri. Saluto in lui l’inizio di un radicale affrancamento della Donna.
4 marzo 1976