teatro

la scimmia viola

trenta giorni di teatro e musica alla Maddalena di Roma

ottobre 1979

dal primo al trenta novembre, al teatro “La Maddalena”, si è tenuta una rassegna di teatro e musica realizzata dalle donne: «La scimmia viola». Per un mese due rappresentazioni al giorno, ventotto gruppi partecipanti e molte cose nuove da guardare. Peccato che il pubblico non abbia sempre risposto all’invito lasciandosi condizionare, come spesso accade, dal richiamo esercitato dai nomi più noti. Erano presenti, infatti, personalità già ben conosciute al pubblico romano, quali quelle di Dacia Maraini, Lucia Vasilicò, Lucia Poli, i cui lavori già rappresentati a Roma non potevano certo offrire grosse sorprese. Piacevolmente nuovi quindi, e molto divertenti, la maggior parte degli spettacoli proposti da gruppi meno noti e di recente formazione. Clownerie, performances e gustose satire hanno spesso coinvolto il pubblico che ha mostrato di saper apprezzare lo sforzo che questi lavori di ricerca teatrale proponevano. Citeremo, tra gli altri: «Viaggio a Zanzibar», del collettivo “Teatro Viola” che si è svolto, in tutta la sua seconda parte, per le strade del centro storico romano, senza perdere un solo spettatore nonostante il clima piuttosto rigido; e quello del collettivo “Rosa e Roberta” con «Ah l’amore» il quale ha dato una buona dimostrazione di humor al femminile con trovate che, pur non sempre del tutto nuove, sono risultate estremamente gustose, inserite in un contesto del tutto originale. Per la parte musicale graditissima la presenza di Teresa Gatta con «Uscita di sicurezza», un repertorio di canzoni per la maggiorparte autobiografiche da cui ha tratto il suo ultimo P.

Particolarmente fresco lo spettacolo di Claudia Gallerini della quale le canzoni più belle so state sicuramente quelle da lei flessi- composte. Un pizzico d’ironia, un po’ di paura e tanta voglia di comunicare le proprie emozioni attraverso la musica, hanno realizzato un coinvolgimento totale con il pubblico presente, rendendo possibile il recupero della eterna frattura tra spazio scenico e fruizione del prodotto. Da ricordare, infine la cantautrice palermitana Marilena Monti, con il suo “Folk ed altre storie”; un recital la cui efficacia consiste, oltre che nella validità dei testi e delle musiche, nel dialogo che Marilena intreccia col pubblico. Da questo dialogo, e dalle canzoni che ne scaturiscono, emana una sorprendente carica umana mentre la sua bellissima voce mette il pubblico in condizione di recepire perfettamente anche il significato delle canzoni cantate in lingua siciliana.

Un bilancio, dunque, abbastanza positivo, anche a giudizio di Dacia Maraini che insieme alle compagne del collettivo della “Maddalena” ha organizzato questa manifestazione: «La rassegna — ci ha detto — è stata aperta a tutti i gruppi che si sono proposti. Non abbiamo né selezionato, né scelto. Per questo è stato possibile assistere a lavori estremamente diversi tra loro, sia come genere di spettacolo che come tipo di ricerca sperimentale a livello di professionalità.

«La validità di questa rassegna sta appunto nel suo essere funzionale rispetto alla possibilità di un incontro-confronto tra le donne che lavorano in teatro, siano o no professioniste, per dar vita ad un dibattito sulle ricerche figurative e di linguaggio che le donne portano avanti da alcuni anni a diversi livelli e forme di sperimentalismo».

A noi sembra di poter individuare il dato più significativo di questa rassegna nel fatto che la maggior parte delle rappresentazioni non è stata vincolata ad una sorta di sterile ideologismo nel senso più limitativo e riduttivo del termine.

Senza perdere di vista le tematiche proprie della donna e le relative problematiche, i lavori presentati hanno dimostrato di saper rinunciare ad una ormai consunta autocommiserazione, sviluppandosi su differenti piani d’espressione, in modo pungente e con precisa determinazione. La difficoltà, la problematicità del proprio «essere donna» non è più lo scopo determinante per se stesso lo spettacolo, ma rappresenta il dato inconfutabile che in modo più o meno eclatante si cela dietro ogni gesto ed ogni parola delle protagoniste. Ed è, inoltre, importante che in qualche modo le donne siano riuscite a ridere ed a far ridere di sé, delle proprie contraddizioni, delle proprie difficoltà, anche se, lo sappiamo tutti molto bene, da ridere ci sarebbe assai poco.