questionario “effe”
un primo bilancio della nostra informazione
circa 500 questionari sono arrivati in redazione, finora, ne abbiamo analizzato 318, che provengono da 212 compagne abitanti nel Nord, 64 abitanti nel Centro e 42 nel Sud e nelle Isole. Le risposte più numerose ci sono venute dalle lettrici dai 21 ai 25 anni (128), seguite da quelle tra i 26 e i 30 (72) e da quelle dai 15 ai 20 (65). Solo 35 donne tra i 30 e i 40 hanno risposto al questionario, e infine 17 sopra i quarant’anni e 1 sotto i 15. Quasi tutte le compagne non si sono limitate a rispondere alle nostre domande ma hanno aggiunto frasi d’incoraggiamento e di sostegno esprimendo la speranza che Effe riesca a sopravvivere. Vi ringraziamo tutte e vi abbracciamo, senz’altro solo con il vostro aiuto riusciremo a farcela. Un primo grosso contributo ce lo avete già dato riempendo il questionario. Ecco in sintesi cosa ci avete scritto:
sullo stato del movimento
Più della metà di voi pensa che il movimento stia attraversando un periodo di crisi; il pessimismo è più spiccato tra le compagne del Centro e del Nord (60%) mentre al Sud solo il 45% è di questa opinione. Le più scoraggiate sembrano essere le giovanissime (tranne al Sud) e quelle sotto i 30 anni. La maggioranza di voi ritiene che si tratti d’una crisi con multipli risvolti: crisi di militanza (stanchezza, disgregazione dei collettivi, “mancanza di luoghi in cui incontrare donne per lavorare senza fantasmi”); di contenuti (mancato approfondimento rapporto donne e istituzioni, donne e altri movimenti, “arenate su problemi specifici”, “rapporto uomo donna”, “come vivere la coppia e i figli in modo alternativo”, risvolti negativi di troppo separatismo), di metodi di lotta (“è subentrata la sfiducia nei metodi soliti di lotta e non si riesce ancora a elaborarne di nuovi”, “i nostri metodi non aggregano abbastanza donne” “non si ha più voglia di uscire se non a livello personale, risentiamo della crisi della sinistra” e infine crisi di elaborazione (“non abbiamo affrontato il problema del terrorismo”, “rapporto donna e Chiesa” “sono venute meno le capacità di organizzazione e di intervento sul sociale e non abbiamo riflettuto abbastanza sul problema d’un diverso modo di organizzarci” “troppe teorie e gruppi élites chiusi, poco studio di mezzi pratici dà usare nel quotidiano”, “risentiamo d’un modo ancora maschile d’impostare i problemi”). Per le più anziane inoltre il movimento risente d’un mancato confronto costruttivo con i maschi. Una grossa minoranza (il 25% al Sud e al Nord, il 28% al Centro) pensa che il femminismo non sia affatto in crisi ma attraversi una nuova fase (“sono solo cambiati i metodi di lotta più plateali e chiassosi ora più privatizzati” “vedo sorgere tante piccole realtà nostre”, “c’è solo giustamente il riflusso del femminismo plateale. Il femminismo vero quello che si radica nella persona e l’aiuta a crescere non è in riflusso anzi lavora fortemente in ognuna di noi e indolore anche”, “il movimento è in crisi ma aumentano le donne che portano avanti le piccole lotte quotidiane a casa e in ufficio”. Anche quelle di voi che sostengono che il movimento è solo in una fase di ripensamento e rielaborazione positiva, avvertono però possibili pericoli d’una situazione che può apparire stagnante: «Penso che l’Italia si sta abituando al femminismo: che sta diventando un fatto comune. Dappertutto si comincia a vedere un femminismo falsato, reso palpabile per la moda e il consumismo. E noi non stiamo più facendo grosse manifestazioni, cortei, Per fortuna c’è la raccolta delle firme per la violenza adesso. Non penso che il femminismo sia in crisi. Penso che il problema è che non stiamo più riuscendo a premere abbastanza sull’altra parte. Si comincia a vedere l’effetto del separatismo: chi è femminista si rompe proprio l’anima coi maschi e col mondo maschile e se ne sta fra le sue simili. Purtroppo però questo è controproducente. Penso che così non cambieremo mai la loro società. Se continua così ci troveremo tra un paio di anni che non se ne parlerà più perché sarà “passe”».
Infine ci sono le compagne che dicono di non sapersi esprimere sulla questione, di non avere abbastanza elementi per decidere (le indecise sono più numerose specie al Sud).
stampa delle donne
Quasi tutte voi scrivete di leggere qualche altro organo di stampa delle donne oltre ad Effe. L’80% legge anche Quotidiano Donna, circa il 25% anche Noi Donne, un 20% anche DWF.
riviste femminili e quotidiani
Circa un quarto di voi legge qualche volta riviste femminili. Più della metà di voi considera positivo il mutamento avvenuto in queste riviste grazie all’influenza del femminismo, perché finalmente “si parla di certi contenuti e si divulgano temi elitari”. Tuttavia molte di voi aggiungono che spesso questi contenuti vengono banalizzati e strumentalizzati. Molte di voi (circa un terzo, specie nel Nord) considera il .mutamento avvenuto prevalentemente negativo: “un tentativo di allargare il mercato vendendo moda, bellezza e ricette come sempre e in più informazione per essere à passo coi tempi”, “contengono sempre messaggi di trasmissione del concetto di donna oggetto e angelo della casa anche se la mistificazione è ora più sottile ma forse ancora più efficace”. Infine molte notano che in uno stesso numero ci sono servizi di stampo “femminista” e pagine di pubblicità che invitano le donne a dipingersi, e ripropongono sempre gli stessi modelli. Il 90% delle lettrici del Nord e del Centro e il 75% di quelle del Sud affermano di leggere regolarmente almeno un quotidiano. In tutto il paese il quotidiano più scelto (con un larghissimo margine dì vantaggio sugli altri) risulta la Repubblica (75% al Centro, 65% al Nord, 55% al Sud), seguita da Lotta Continua, Manifesto e il Corriere della Sera, infine da Paese Sera, l’Unità e quotidiani locali.
che ne pensate dell”effe” vecchia e nuova
La maggioranza di voi si è avvicinata ad Effe attraverso altre compagne, una grossa minoranza attraverso l’edicola, e infine le altre tramite mass media o nel Movimento. Le abbonate si lamentano di non ricevere il giornale regolarmente (cercheremo di provvedere). Una minoranza ci segue dal primo numero, un’altra da marzo e le altre conoscono e leggono Effe da periodi varianti da un anno a più anni.
Circa il 40% di voi preferiva il vecchio Effe (prima di marzo 1979) specie al Sud (il 50%) le compagne trovano che aveva più “carica e rabbia’ che “era più ricco di notizie sul movimento” “che non dava spazio alle donne famose’ “che comincia a diventare troppo come Noi Donne” “che preferivano la carta più brutta” “lo volevo diverso dagli altri anche all’esterno” “ha perso di personalità e unicità”.
Circa un terzo di voi preferisce invece il nuovo Effe: “perché penso sia più leggibile e possa avvicinare più donne” “può sembrare un rotocalco ma sono i contenuti che importano e l’estetica aiuta a vendere” “non è più solo roba da iniziate” “ghettizza di meno”. Il resto di voi o non si pronuncia, o dice.di non voler giudicare, o ritiene che non sono poi così differenti.
La quasi totalità di voi pensa esista “un punto di vista femminista” su tutti gli argomenti, “perché è diverso il modo di sentire delle donne” e che occorra anche fare un grosso sforzo di elaborazione: “abituate a sentire da secoli a ‘vedere’ a ‘giudicare’ le cose e i fatti da un’ottica maschile; mi sembra tutto sia da rivedere e rimeditare da donne”.
dialoghi con donne famose
Vi siete divise quasi a metà: circa il 50% di voi li ha apprezzati e il 50% li ha ritenuti inutili o addirittura detestati. Nel Sud la maggioranza li ha ritenuti inutili o addirittura detestati. Nel Sud la maggioranza li ha apprezzati, al Nord e al Centro la maggioranza li ha ritenuti superflui o dannosi. Quelle di voi che li hanno ritenuti interessanti hanno scritto “che era bello vedere le esperienze che ci accomunavano” che “le incuriosiva vedere delle donne che nonostante gli ostacoli posti da un mondo maschilista avevano realizzato qualcosa di valido”. Molte di voi hanno anche suggerito donne da intervistare (tra le più scelte Nilde Jotti, Simone De Beauvoir, Oriana Fallaci, politiche; omosessuali, femministe storiche).
La metà di voi che ha ritenuto negativa l’esperienza dei dialoghi con le donne famose ha rilevato che era “non femminista riproporre dei modelli” “che le donne famose non le interessavano” e a larga maggioranza ci hanno proposto di fare dialoghi con donne qualunque, normali, con casalinghe, con anziane, donne che vivono con donne ecc.
spazio agli uomini su “effe”
La stragrande maggioranza di voi ritiene che gli uomini abbiano già troppi spazi loro e che nessuna briciola di Effe vada dedicata a loro. Le donne del Centro Italia sono particolarmente contro uno spazio per gli uomini, mentre quelle del Nord hanno una grossa minoranza (il 36%) che si dichiara a favore. In generale le donne sopra i 25 sono più disponibili a dare un certo spazio a certe condizioni specifiche. Vorrebbero che certi uomini con esperienze avanzate (ragazzi padri, conviventi di femministe ecc.) fossero intervistati, o potessero partecipare a dibattiti o scrivere lettere per iniziare un confronto diretto. Altre vorrebbero dare un piccolo spazio a quegli uomini che si sentono oppressi dall’ideologia virilistica.
temi culturali
La quasi totalità di voi apprezza il modo in cui Effe ha trattato questi temi e dichiara di averne ricavato utili stimoli (“ho imparato ad amare Sibilla Aleramo” “ho riscoperto la nostra storia”). Alcune di voi propongono che si parli maggiormente di alimentazione e di tutela dell’ambiente, di esperienze collettive (comuni, cooperative) di poesie, di musica. Altre si lamentano che alcuni temi siano trattati con un linguaggio troppo fumoso, intellettualistico, e fazioso.
difficoltà a leggere “effe”
La stragrande maggioranza di voi dichiara di non avere nessuna difficoltà a comprendere gli articoli di’ Effe. Un 25% si lamenta che alcuni articoli hanno un taglio troppo superficiale, oppure che parliamo di argomenti che interessato solo polemiche fra gruppi e risultano incomprensibili alle altre, che alcuni temi (ad esempio quelli sul cinema) erano trattati in modo troppo specialistico. Infine alcune di voi dicono di avere avuto difficoltà iniziali quando hanno comprato Effe in edicola per la prima volta, ma di trovarsi a proprio agio ora. Qualcuna ci dice infine che alcuni articoli culturali erano “noiosi e barbosi”.
temi che necessitano di approfondimento
Prendendo in considerazione tutte le vostre risposte insieme emerge che gli argomenti che volete approfondire in modo particolare in questo momento sono con pari importanza // rapporto con la politica e l’organizzazione del movimento. Seguiti subito dopo dai problemi del lavoro, della violenza, del vivere in coppia, della sessualità, del rapporto con il proprio corpo. A una certa distanza seguono tematiche relative all’autocoscienza, alle metodologie di lotta, e al self-help. Ci sono però varie differenze tra le varie parti d’ Italia. Le donne del Nord mettono al primo posto la necessità di approfondire il problema della coppia, seguito a pari merito dalle tematiche relative al lavoro e alla politica, e infine subito dopo quelle relative alla sessualità e all’organizzazione del movimento. Al centro le donne pongono come problema prioritario quello dell’organizzazione del movimento, seguito da quello del lavoro, della violenza, delle lotte e della politica. Le donne del Sud infine al primo posto a pari merito pongono due problemi: uno relativo alla politica in senso lato, l’altro relativo alla conoscenza e riappropriazione del proprio corpo, al secondo posto ritengono vada data importanza alle problematiche della violenza sulla donna, al terzo posto collocano i problemi della sessualità e dell’organizzazione del movimento, infine i problemi del lavoro e dell’autocoscienza. Sarà interessante capire meglio quali sono le esigenze più sentite dai vari gruppi di età, da nubili e sposate, da omosessuali ed eterosessuali, da chi convive e chi sta da sola, Speriamo di approfondire questi aspetti in un prossimo futuro, anche per capire meglio a cosa possano essere attribuite queste differenze finora emerse nelle preferenze tra le lettrici del Nord, Centro e Sud. Così forse potremo fare un Effe che per quanto ci è possibile vada incontro alle esigenze e ai bisogni diversi di noi tutte, e ci aiuti a far sfociare il momento di “riflessione e rielaborazione” che stiamo attraversando in “un concretizzarsi di lotte” che esprimano la nostra evoluzione, anche positiva. Come ha scritto una di voi: “Prima ero una criptofemminista, poi coi collettivi sono diventata una femminista d’assalto, ora sono una femminista più cosciente e più felice e ho bisogno di nuovi modi di esprimermi”.