sessualità

orgasmo svendesi

con soli 1.500 dollari più spese di ospedalizzazione negli USA un medico modifica la nostra anatomia.

ottobre 1978

la ricostruzione completa comprende tre fasi separate; 1 ) la costruzione, dal perineo, di un tratto di vagina che si apre vicino al clitoride; 2) il taglio del muscolo costrittore vaginale; 3) la «circoncisione» del clitoride tramite apertura del cappuccio delle piccole labbra, in modo da aumentare ulteriormente la stimolazione da parte del pene. Risultato: tutto l’asse della vagina è inclinato in modo che il pene entra in diretto contatto con il clitoride.
L’anatomia genitale femminile è sbagliata. L’ha deciso James Burt, medico chirurgo di Dayton, Ohio, Stati Uniti. Da oltre dodici anni Burt pratica sulle sue pazienti quella che potremmo chiamare «l’altra faccia della clitoridectomia» : un intervento chirurgico di tecnica particolare da lui ideato non già per reprimere la sessualità femminile ma al contrario, per favorire e accelerare l’orgasmo _ ben inteso in un rapporto eterosessuale e con penetrazione. E lo ha intitolato prevedibilmente e non delicatamente Love Surgery, chirurgia dell’amore. «Con il mio intervento» ha dichiarato Burt al settimanale bostoniano «The Real Paper» «miglioro l’efficienza del contatto pene-vagina. La stimolazione fisica dell’orgasmo clitoridea è molto forte, ma per molte donne eterosessuali la stimolazione psichica dell’orgasmo vaginale è molto, molto importante — e con la mia tecnica si ottiene il meglio delle due cose».
All’inizio Burt (che esercita dal 1951) si è limitato a ricucire un po’ più del normale la vagina delle sue pazienti durante le operazioni di plastica post-parto. Poi sempre di sua iniziativa, e senza comunicare alle pazienti quelle che lui definisce «modificazioni minori» ha scoperto che poteva avvicinare l’apertura della vagina al clitoride. Infine ha avuto la sua grande idea: cambiare l’angolo d’accesso del pene nella vagina, cosi che durante il coito il pene stimoli comunque il clitoride. Del qualche migliaio di pazienti cavie involontario, alcune riferirono a Burt che la loro vita sessuale aveva registrato un miglioramento. Parecchie, però, si lamentarono anche che, a causa dell’insolita angolazione di ingresso del pene, questo colpiva i muscoli pubococcigei della parete posteriore della vagina. Niente avrebbe potuto trattenere Burt dalla sua nobile missione per donare alle donne l’Orgasmo Facile. Anche a questo c’era la soluzione. Si sarebbe «tagliato quel dannato muscolo».
Dopo aver sperimentato nel corso di dodici anni il suo intervento su quasi quattromila pazienti inconsapevoli che contemporaneamente operava di episiotomia, isterectomia, o altri interventi vaginali, Burt da due anni ha messo la sua esperienza a disposizione di tutti. E, in un mondo che ha fatto dell’orgasmo femminile una meta importantissima, il richiamo è stato grande. Finora Burt ha operato circa 200 pazienti, alla tariffa di 1500 dollari più spesa di ospedalizzazione. L’intervento dura due ore, costringe a una degenza di cinque giorni, a una immobilità di almeno una settimana, con cateteri e simili, e a un’astinenza da sei a otto settimane della vita sessuale. Le operate non possono più partorire per via naturale, o devono subire un secondo intervento di plastica; hanno spesso difficoltà ad urinare; e qualche volta (è il caso di una coppia di Otway, Ohio, che ha fatto causa a Burt per aver praticato sulla donna il suo intervento senza il consenso di lei dopo un parto) ci possono essere addirittura dei seri problemi nei rapporti sessuali.
Il piccolo plotone di pazienti (completo di partner) che Burt convoca per gli incontri con i giornalisti è entusiasta dei risultati: e, dal tenore delle dichiarazione delle operate sembra non le sfiori il sospetto che, nel loro rapporto, qualcosa potesse non funzionare magari per mancanza di generosità da parte del partner maschile, o per mancanza di comunicazione all’interno del rapporto. Meno entusiastici invece i commenti della classe medica americana: Burt viola tutto quello che sappiamo sull’orgasmo femminile» (Leon Zussman, direttore del Human Se-xuality Center del Long Island Jetoish-Hillside Medicai Center) «È un processo sessista e riduttivo della dignità della donna pretendere di adeguare l’anatomia femminile a un fine indotto dal maschio e desiderato dal maschio» (Diane S. For-dney, professore di ginecologia alla State University di New York). «Non c’è alcuna prova che la posizione anatomica del clitoride abbia nulla a che fare con l’orgasmo» (John Grover ginecologo del Massachusetts General Hospital). Ma soprattutto, dai suoi colleghi, vengono condannati i criteri con cui Burt seleziona le pazienti. In nome del mitico orgasmo, è arrivato ad operare una ragazza di diciannove anni, sposata da meno di un anno, magrissima, perché come lei gli spiegò, non riusciva ad avere l’orgasmo contemporaneamente a suo marito. Ma impedire a un chirurgo di esercitare è quasi impossibile. L’unica azione concreta finora fatta, è stata quella del Boston Women’s Health Book CoUective (le autrici di Noi e il nostro corpo), che hanno inviato alle 250 organizzazioni per la salute femminile ad esse collegate in tutto il mondo un «pacchetto» di materiale informativo che mette in guardia contro Burt. «Affermare che le donne hanno bisogno di un intervento chirurgico vaginale perché non arrivano all’orgasmo durante ogni coito, vuol dire imporre alle donne le conseguenze di fantasie e di supposizioni maschili sulla sessualità femminile», spiega la loro lettera di accompagnamento, che invita tutti i professionisti medici e le organizzazioni mediche a condannare questa pratica e a costringere Burt a porre termine ai suoi interventi.