cinema
una rassegna itinerante
è importante che il cinema fatto dalle donne sia visto da molte donne. Per questo Effe sta lavorando ad un progetto di distribuzione di film.
fare una rassegna di cinema delle donne, oggi, non è più una novità. Da Rinomata (novembre 76) in poi si sono susseguiti incontri, seminari, mini-rassegne, più o meno a ripetizione. L’affluenza delle compagne (e non) nei luoghi in cui sì tenevano è stata incredibile, e mi sembra la testimonianza più eloquente del fascino che esercita il cinema in quanto tale e il cinema nostro in particolare.
Ci sono dei però.
Prima di tutto un discorso organizzativo: non tutte e senz’altro non la maggioranza delle donne che vorrebbero, può permettersi di lasciare baracca e burattini nella propria città e viaggiare per andarsi a vedere dei film. Perciò, anche se numerose, di fatto le rassegne finora organizzate non sono riuscite a soddisfare questo «bisogno di cinema» che a quanto pare esiste.
inoltre è difficile e costoso reperire i film, noleggiarli, procurarsi le attrezzature, la sala, ecc. quando lo si fa «in proprio» e non ci si appoggia a strutture — guarda caso — maschili come fu a luglio Montecatini e Sorrento a ottobre. L’altro problema è di ordine «teorico» e riguarda il perché e il fine delle rassegne, al di là di un generico «incontriamoci nel tal posto» e «stiamo tutte insieme»; cosa significa cinema delle donne, cos’è cinema femminista, in breve che vuol dire per le donne e per il movimento riappropriarsi della cinepresa.
Una rassegna di cinema fatto dalle donne non può non essere anche un momento di comunicazione e di riflessione su esperienze precise.
È vero che il cinema è un mezzo di cui ci vogliamo impadronire, come tutti gli altri strumenti di cultura.
Però è anche vero che uno strumento di cultura può essere sì usato per esprimere un bisogno momentaneo e transitorio, ma più spesso è un «mestiere», un campo di lavoro specifico, una vera e propria «professione» che alcune donne hanno scelto. Stranamente per il cinema sembra più palese che in altri campi la dicotomia tra «professioniste» e «spontaneiste». È un discorso complesso che bisogna affrontare prima o poi e in questo ci può aiutare il vedere quanto più «cinema delle donne» si può.
Il cinema è un’industria, anche se dissestata e atipica, con cui bisogna fare i conti. Non si può non inserire nei nostri dibattiti dopo le proiezioni il discorso sulle strutture produttive e di conseguenza sul «mestiere».
Né far finta di credere che aver realizzato un super8 (o volerlo realizzare) «creativo» ma imperfetto, modificherà a nostro vantaggio il mondo del cinema. Anche perché crederlo significherebbe di fatto ignorare i problemi di tutte quelle donne che tentano con fatica di lavorare in questo campo.
A questo punto Effe fa un tentativo, primo in Italia: organizzare una minidistribuzione di cinema delle donne.
Pensiamo che senza un avvio di distribuzione rimaniamo in un circolo vizioso: i film non migliorano perché non c’è scambio e comunicazione di cose già fatte – le cose nuove non si fanno perché costano e non saranno mai viste. Il cinema si impara anche guardando.
Per tutte queste ragioni — che qui ho solo abbozzato, ma che spero servano di stimolo o di provocazione all’allargamento del dibattito — Effe raccoglie un gruppo di film italiani (che sono i più «semplici» da trovare e da avere a disposizione per qualche mese) da far girare per l’Italia in varie sedi.
Tutti realizzati a passo ridotto (16mm o super8) per renderne facile la proiezione, e scelti non in base al sensazionale o l’inedito, ma in base alla «significatività» dei vari aspetti del cinema fatto dalle donne oggi.
Nel programma abbiamo alcuni film prodotti direttamente dalle autrici: Greta Garbo (16mm, 45 min.) di Anna Baldazzi; Homo Sapiens (16mm, 55 min.) di Fiorella Mariani ; Lo bella addormentata nel bosco (super/8, 30 min.) di Dacia Marami; Sotto il muro (16mm, 12 min.) di Liliana Ginanneschi.
Gli altri ci vengono messi a disposizione da strutture pubbliche come la RAI, che ci dà:
Come gli altri (16mm, 60 min.) di Gioia Benelli; 8 marzo (16 mm 48 min.) della cooperativa Arcobaleno; Le serpentine d’oro (16 mm, 30 min.) di Annamaria Tato; Il rischio di vivere (16 mm, 60 min.) di Annabella Miscuglio e Anna Carini; oppure dal Centro Sperimentale di Cinematografia, che ci dà: Marghera come Marienbad (16 mm, 35 min.) di Anna Brasi e Fausta Gabrielli; Anais Nin, pagine del diario (16 mm, 20 min.) di Serenella Isidori e Giorgia De Negri.
E inoltre tutti quelli che riusciremo a trovare nel frattempo.
La prima proiezione avverrà a Roma dall’11 al 16 novembre al Teatro la Maddalena e dal 17 al 22 al Cineclub Roma (via Pordenone 26).
Poi la rassegna sarà a Caserta, a Messina, a Genova, a Torino, ad Ancona.
Il costo si aggira intorno alle 150.000 lire che andranno per il noleggio dei film prodotti «in proprio» e per le spese di organizzazione che sosterrà Effe.
Tutte le compagne che sono interessate ad avere la rassegna si mettano in contatto con noi telefonando o scrivendo in redazione, per avere tutti i particolari organizzativi.