come un boomerang si ritorce sull’uomo il mito della virilità

Orazio Drago, chiamato dai parenti della giovanissima sposa a rendere conto del perché non l’abbia posseduta la prima notte, si rifiuta di dare la prova della propria virilità accoppiandosi con una prostituta e viene accoltellato dal cognato. Forse nel rifiuto dignitoso del giovane siciliano può leggersi il principio di un cambiamento di mentalità delle nuove generazioni; nel caso di Angela, invece, la giovanissima moglie-vergine, l’arretratezza dei costumi insieme alla falsa informazione sessuale ritardano la sua maturazione.

febbraio 1973

A Gela, un piccolo paese dell’agrigentino toccato dall’industrializzazione, il miraggio del petrolio ha sconvolto in pochi anni paesaggio, costumi ed economia senza per questo risolvere gli antichi problemi, forse aggravandoli. Tutte le mattine, a fianco di quella Disneyland della tecnologia cui finisce sempre col rassomigliare un grande complesso petrolchimico, lungo la statale che va a Ragusa, ci si continua a spostare a dorso di mulo e ai vicini mercati le verdure si trasportano ancora col carretto.

Il ritmo di questa economia di sussistenza, immutato da secoli, non è stato annullato e neppure modificato da quello che anima le fantastiche strutture di acciaio dell’industria.

Quando i due livelli si incrociano, questo avviene sempre in maniera squilibrata, compensativa: nel «dam-muso», l’abitazione a livello della strada, dove una volta si dormiva tutti assieme accanto al mulo, oggi si continua a dormire tutti assieme accanto alla macchina. Ma la promiscuità è la stessa.

Così, nel costume familiare gelese, il nuovo si sovrappone soltanto all’antico. Ma vediamo in concreto che cosa può capitare a un giovane che decide di sposarsi.

Circa otto mesi fa, Orazio Drago, un ragazzo nero di capelli e d’occhi, «bravo picciotto», si fidanza ufficialmente con la diciassettenne Angela Russello, un bel viso dai tratti vagamente saraceni e un’educazione sessuale compilata a fatica sugli inserti che certi settimanali vendono in edicola «in busta sigillata». I genitori di lui fanno gli ambulanti, vendono verdure nei paesi vicini ; i genitori di lei sono contadini che hanno visto l’industria portar via braccia alla terra ricavandone sottoccupati e che per questo guardano al nuovo con incattivita diffidenza.

Alla fine di ottobre dopo una relazione a distanza (mai una volta li hanno lasciati soli) i due ragazzi si sposano. Nel rituale dei festeggiamenti il pranzo di nozze riveste il carattere di un avvenimento eccezionale; ci si mette a tavola a mezzogiorno e si prolunga il convito fino a notte inoltrata mangiando i caratteristici dolci al miele con l’anice e bevendo il vino ambrato della zona, dal gusto forte e pesante. Finalmente, alle due del mattino, gli sposi «si ritirano», secondo la tradizione. All’alba, appena dopo due ore, i genitori di lei bussano alla porta per chiedere, discretamente, informazioni. È l’usanza. Subito scappa fuori la ragazza singhiozzando, e accusa il marito di non aver onorato la prima notte del suo matrimonio. Un banale incidente dovuto molto probabilmente all’eccesso di cibo e di alcool e peggiorato dall’emozione, viene interpretato dall’altra parte come un affronto personale. Angela Russello riaffonda nell’oscurantismo familiare. Quando torna a casa, per tutto il paese la ragazza è «inutilmente rovinata».

Da questo momento tra i due clan familiari, quello dei Russello e quello dei Drago, è la guerra. Ci si scambiano le ingiurie più infamanti, il paese si divide in due partiti; i lontanissimi parenti, gli amici, i simpatizzanti ingrossano rispettivamente i due gruppi rivali. Dopo qualche giorno arriva la tregua. Le due parti si incontrano e decidono di mercanteggiare una soluzione onorevole per tutti: viene così stabilito che se vuole tornare con Angela, il giovane Drago dovrà dimostrare di essere «masculo» e alla presenza di testimoni sicuri fornire la prova concreta della sua virilità.

Vittoria, florido centro commerciale dell’interno dove fino a poco tempo fa esisteva persino una cittadella del piacere, una specie di St. Pauli in versione contadina, viene scelta di comune accordo come il campo di prova più adatto per il singolare esperimento. A questo punto la vicenda precipita dai toni grotteschi a quelli del dramma. Giunto a Vittoria infatti, mentre a lungo i padrini dei due clan esplorano le occasioni offerte dalla prostituzione locale, Orazio Drago si impunta, evade, alla fine rifiuta: «Quelle là» dice, «non mi sono mai piaciute». Al colmo dell’esasperazione, Rocco Russello, impetuoso fratello della sposa bianca, gli ficca un coltello nel ventre fuggendo subito dopo.

Ricoverato in ospedale con una brutta ferita di 15 centimetri che poteva costargli la vita, il giovane Drago non ha finito di soffrire: si dichiara ancora innamorato della moglie, vorrebbe tornare con lei, dimenticare tutto, anche la coltellata. Ma è difficile, da queste parti.