Parliamo di legge

se divorzi ti annullo

febbraio 1973

«Ho 56 anni, sono sposata da 30 anni ed ho avuto quattro figli, di cui due sono sposati e gli altri due già maggiorenni. Sono separata da mio marito da 12 anni, ed egli ora vive con un’altra donna che, appena potrà, sposerà. Mio marito ha iniziato la causa di divorzio ed io non mi sono opposta, ma ho chiesto un assegno di mantenimento che lui non mi vuole concedere. Egli ha un’ottima posizione economica, avendo una industria propria ed un commercio bene avviato. Mio marito dice che non ho contribuito alla formazione del patrimonio e non ho svolto attività casalinga, avendo sempre avuto ampio agito domestico. Ciò è vero, ma è anche vero che nella mia vita mi sono dedicata sempre alla famiglia, ho avuto, allevato, educato quattro figli, ho rinunciato a qualsiasi lavoro o attività fuori della casa.

Per superare questo contrasto ed avere quanto prima la libertà di regolarizzare la sua relazione, mio marito ha iniziato la causa di annullamento ecclesiastico, dicendo che al momento del matrimonio escludeva la fedeltà coniugale.

Se lui otterrà, come mi dicono, l’annullamento, non dovrà più darmi alcun assegno, ed io sarò come se non fossi mai stata sposata. È giusto?

Bruna: A parte il fatto che una donna che cresce ed educa quattro bambini (che siano o no suol figli in una concezione diversa della famiglia e della società dovrebbe contare poco), che una donna che fa questo, dunque, compie un lavoro valutabile in moneta sonante, tant’è vero che se la lettrice di Bergamo se ne fosse andata, vent’anni fa, di casa, il marito, cui non mancano i mezzi avrebbe dovuto spendere di collegi per i quattro figli una bella somma.

Laura: Non è leale, a mio Parere, questa concorrenza che i tribunali ecclesiastici fanno al divorzio. È di questi ultimi giorni la notizia che la Sacra Rota annulla pacificamente dei matrimoni tra cittadini italiani facendo valere motivi che, secondo il Codice Penale italiano, sono puri e semplici reati: per esempio, una coppia ha avuto l’annullamento totale dichiarando, il marito, che aveva fatto abortire la moglie e la moglie che si era sottomessa alla decisione del marito. Ora, il procurato aborto non è forse un reato per il codice penale italiano? E che si aspetta, allora, a incriminare marito, moglie (parliamo ovviamente per paradossi perché noi siamo per la legalizzazione dell’aborto), e, conseguentemente, anche i giudici totali che, avendo avuto notizia di un aborto, cioè di un reato, per lo Stato italiano, non hanno denunciato i criminali ma anzi li hanno premiati, concedendo loro il tanto desiderato annullamento di matrimonio?

Giovanna: Ma la questione ancora più drammatica mi pare quella accennata dalla lettrice in fondo alla lettera e per cui chiede aiuto: se il marito ottiene l’annullamento di un matrimonio durato Cent’anni e da cui sono nati quattro figli è vero che non dovrà alla moglie il minimo sussidio?

Laura: Infatti, è proprio così. Tecnicamente, si può spiegare la situazione in questo modo: mentre col divorzio il matrimonio viene sciolto, e quindi vengono risolti e regolati per l’avvenire i rapporti personali e patrimoniali tra i coniugi, compreso il diritto agli alimenti da parte del coniuge economicamente più debole (che nel novantanove per cento dei casi è la moglie!), con l’annullamento della Sacra Rota il matrimonio viene cancellato, non è mai esistito, e quindi non ha potuto creare né diritti né doveri. Una situazione che non si può non definire immorale. L’annullamento totale è quindi un atto che danneggia molto gravemente il coniuge più debole, cioè, come si è detto, la moglie. E c’è di più: che gli stessi effetti ha l’annullamento civile del matrimonio italiano: fino ad oggi, la cosa poteva preoccupare di meno perché i casi in cui era possibile ottenere l’annullamento del matrimonio civile erano limitatissimi. Invece, con la riforma del diritto di famiglia, oggi vi è anche per i coniugi sposati soltanto civilmente una più larga possibilità di chiedere l’annullamento ai tribunali italiani. Lo stabilisce l’art. 16 del nuovo progetto di legge. La conseguenza sarà che moltissimi mariti, non volendo sborsare un soldo per la moglie chiederanno (come già sta avvenendo ora, sia pure attraverso la Sacra Rota) l’annullamento del matrimonio invece del divorzio. Sono tutti mezzi per svuotare del suo contenuto e della sua efficacia il nuovo, per l’Italia, istituto del divorzio. Da una parte si scatena la sfrenata concorrenza della Sacra Rota, dall’altra si modifica il diritto di famiglia in modo che sia possibile ed anzi, per i mariti, addirittura vantaggioso ricorrere all’annullamento invece che al divorzio.

Bruna: Un’ultima osservazione su un punto della lettera di cui ci stiamo occupando. Questo marito che evidentemente non vuole essere più il marito della lettrice di Bergamo, e non sarà certamente chi la pensa come noi a contestargliene il diritto, per liberarsi da qualsiasi dovere verso una donna che, bene o male, gli ha tenuto una casa e cresciuto quattro, figli per trent’anni di vita in comune, vorrebbe sostenere — e la Sacra Rota gli darà ragione — che il suo matrimonio non è mai esistito perché lui stesso, mentre trent’anni fa, in chiesa, pronunciava il suo sì, proprio in quell’istante stava pensando e progettando e pregustando un’avventura extraconiugale dopo l’altra.