parliamo di sesso

una moglie insoddisfatta

febbraio 1973

Vogliamo evitare che alle donne che ci presentano i loro problemi vengano calati, dall’alto dal cosiddetto «esperto», interpretazioni, consigli e soluzioni in modo autoritario e spesso non realistico. Per questo motivo scegliamo tra le lettere che ci arrivano quelle che presentano problemi più comunemente sentiti dalle donne. Queste lettere serviranno di stimolo per un dibattito tra un gruppo di donne che portano, oltre alla propria esperienza personale diretta, una preparazione specifica su questi argomenti.

«Ho ventotto anni, sono sposata da sette, ho due figli. Mio marito è ingegnere e anch’io lavoro come impiegata statale. Sono arrivata al matrimonio vergine e mio marito è stato il mio unico e solo uomo. Durante i quattro anni di fidanzamento abbiamo praticato il «petting» per paura che io restassi incinta. Allora io mi sentivo molto calda e non vedevo l’ora di sposarmi, immaginando che i rapporti sarebbero stati ancora più belli. Invece ora penso di essere frigida. Con mio marito Ho rapporti almeno tre volte alla settimana, ma confesso che io ne desidererei al più due al mese. A volte faccio finta di dormire sperando che lui mi lasci in pace. Se poi sono costretta faccio finta di avere l’orgasmo così lui finisce più in fretta, lo gli voglio bene e mi chiedo che cosa è cambiato e perché.

Giovanna

Sandra: Capisco perfettamente Giovanna perché anch’io durante il fidanzamento provavo piacere e mi aspettavo ancora di più dal matrimonio, mentre una volta sposata sono rimasta non solo delusa ma, addirittura, ho provato noia e d’altra parte un gran rimpianto per il tempo in cui i «rapporti proibiti» erano limitati al «petting».

Maria: Beh! Questa è l’esperienza di molte donne.

Sandra: Infatti è stato proprio confrontandomi con altre donne che ho scoperto che il problema era comune e ho capito un po’ meglio la mia sessualità.

In generale, quando il rapporto fisico non è ancora completo, il rapporto erotico è esteso a tutto il corpo e il desiderio di carezze e di dolcezze accompagna la meccanica della stimolazione cli-toridea. Del resto la clitoride è ormai riconosciuta come uno dei più importanti centri fisiologici del piacere femminile. Non solo, ma è stata addirittura definita dà Anne Koedt in America e da Carla Lonzi in Italia l’unico e «vero» centro di piacere della donna. Queste affermazioni si basano sulle ricerche fatte da Master e Johnson negli Stati Uniti, i quali hanno individuato nella clitoride una più alta concentrazione di tessuti erogeni. È evidente quindi che in un rapporto di «petting» è molto più facile arrivare all’orgasmo.

Rita: Non esageriamo ora col porre la clitoride come unico centro capace di orgasmo. Sono d’accordo sulla rivalutazione della clitoride, ma non vorrei che cadessimo però in un’altra localizzazione della sessualità. Per quanto mi riguarda, io raggiungo l’orgasmo durante l’amplesso, però è anche vero che cerco di pormi nel rapporto in modo diverso. Non lascio più condurre il rapporto solo da «lui», cerco le mie sensazioni piacevoli, ho Imparato a non vergognarmi più del mio corpo e ad educarlo alla «mia» sessualità.

Maria: È in fondo un grosso discorso psicologico di presa di coscienza di noi stesse e di conoscenza e di rivalutazione del nostro corpo.

Sandra: Teniamo presente che quando parliamo di rapporto cosiddetto «completo» dobbiamo fare i conti anche col maschio che molto spesso fa all’amore in maniera meccanica e frettolosa, togliendo all’«atto» il sapore del gioco. Riducendo tutto al solo contatto tra la vagina e il pene, non possiamo più parlare di sessualità soddisfacente, ma solo di una «organizzazione genitale» che di erotico ha conservato ben poco.

Non dimentichiamo poi che spessissimo noi donne arriviamo sfinite alla fine della giornata, dopo aver combattuto per 12 o 14 ore consecutive con scope, letti, spesa, cucina, piatti, bambini e, in aggiunta, spesso lavoro fuori casa. Mentre il marito, che torna stanco e sfruttato dal lavoro e dalle preoccupazioni, se desidera far l’amore, lo desidera spesso soltanto come scarico delle proprie tensioni, come violenza alla donna che In quel momento subisce l’atto passivamente, diventando così II capro espiatorio di tutte le frustrazioni dell’uomo. L’amore fatto così non è più un atto creativo, costruttivo, bensì è un atto distruttivo e alienante. E mi chiedo come abbiamo ancora la pretesa di chiamarlo «amore», anziché, lasciatemelo dire, col termine più appropriato di «violenza carnale».

Maria: Per di più spesso alla donna sposata viene a mancare lo stimolo psicologico, l’entusiasmo verso l’uomo col quale si sente costretta ad avere rapporti per ragioni sociali. In questo caso, mi pare, non ci sarebbe altra soluzione che cambiar partner…

Sandra: Non sempre cambiando la persona cambia il rapporto. A volte può succedere, ma il problema sta nella concezione che in generale gli uomini hanno della sessualità. E stato detto infatti che la maggioranza delle donne è frigida, ma, se la donna non gode, questo è il risultato di secolari tabù sociali e religiosi, di educazione repressiva e di pratica amorosa non soddisfacente. Le donne, secondo me, (e secondo la scienza, ormai) sono molto sensuali: se si dichiarano insoddisfatte ciò è dovuto al fatto che sono costrette unicamente al rapporto vaginale. Le donne si sono accorte che la loro presunta frigidità derivava dal fatto che l’erotismo per loro è molto più esteso: nella clitoride e in tutto il corpo.

Franca: Ma allora, che possiamo fare?

Rita: lo credo che valga la pena, quando non vogliamo far fallire un rapporto, di tentare un discorso onesto e sincero con l’uomo. Lo so, è molto difficile, sia perché noi ci vergogniamo e abbiamo paura, sia perché l’uomo non affronta volentieri questo argomento. Del resto è inutile reprimere la nostra scontentezza, tanto prima o poi viene fuori come risentimento e nel modo più sbagliato. Anche l’uomo deve cercare di capire e di adattarsi. È da secoli che noi donne ci adattiamo.

Maria: E soprattutto dobbiamo continuare a parlare tra di noi, a confrontare le nostre esperienze con quelle di altre donne; il problema è così vasto e nuovo che nessuna di noi può dare soluzioni precise, lo lascerei aperta la discussione a tutte le donne che avranno «esperienze» o riflessioni da comunicarci. Propongo di invitare le lettrici a partecipare in prima persona a questo dibattito.