eros e tanatos

giugno 1979

che rapporto può esistere tra le espressioni dell’Eros e i richiami di un cimitero? A prima vista nessuno. L’Eros è vita, è gioco, è novità, è gioia; i sepolcri sono morte, fatalità, disfacimento, tristezza. Fare spazio all’Eros tra le tombe, parrebbe una paradossale irrisione, un accostamento macabro. Ma se si riflette un poco, quel rapporto esiste. E’ lo stesso che le culture di ogni tempo hanno scorto tra le grandi potenze di Eros e Thanatos. Antica lotta tra i due, che la percezione di sempre ha intuito e ha descritto, e che il nostro tempo ha indagato con lucidità altamente drammatica: basterà pensare a certe ricerche psicoanalitiche. Quell’immane antagonismo, infatti, non si esprime soltanto in molte situazioni oggettive; ma, molto più intimamente, è presente nei conflitti stessi che lacerano l’esperienza soggettiva di ciascuna persona. Il nostro desiderio erotico reca in sé una contraddizione mortificante: tra la totalità indefinita del suo aspirare, così totale da trascinare ogni volta la persona in un atto che la assorbe interamente e non le lascia respiro, e la finitezza della gioia in cui quell’aspirare si appaga, troppo immediata e concreta perché la persona non ne esca ogni volta delusa. L’Eros allora si presenta sotto forma di un’esperienza conflittuale di vita e di morte. Quanto più forte, ad esempio, è il suo tendere all’oggetto in cui può trovare quiete, tanto più operanti sono le forze di rivalità aggressiva messe in movimento; quanto più grande è l’anelità alla gioia creduta possibile nell’incontro sessuale, tanto più intimamente è avvertito il limite di cui soffre ogni sua esplicazione; quanto più agognata è la comunicazione con gli altri che la sessualità può attuare, tanto più sofferto è poi il sentimento di solitudine, talvolta l’estraniamento, che ne può venire; quanto più ampia è l’esigenza di sentirsi presenti, tra gli uomini e nel mondo, in maniera cosi potente e profonda qual è quella sessuale, tanto più dolorosa è la percezione, continuamente sottesa, che la morte in qualunque momento può segnare la fine. E dopo? Neppure la morte potrà inai risolversi in conflitto? O invece esiste un oltre, ove il desiderio di amore e di vita, prefigurato nella fuggevole esperienza del nostro mortale Eros, solamente e completamente si appaghi, senza più limiti e contrasti? Porse, disseminare tra le rovine della morte i segni della bellezza e dell’Eros, significa esprimere quest’ultima speranza, per quanto incerta e confusa essa possa apparire: che la vita vince sulla morte, il godimento sul dolore, In pace sull’angoscia. E. anche tra le tombe, essere grati all’amore.

(Le foto sono state scattate nel cimitero di Staglieno di Genova da Yelise Manganaro).