inchiesta

siena : col raschiamento il medico è più tranquillo

giugno 1979

presso, la Clinica Ostetrico-Ginecologica dell’Ospedale Regionale S. Maria della Scala a Siena, si eseguono attualmente una media di 35 interruzioni di gravidanza alla settimana. Il metodo adottato è quello dell’isterosuzìone, seguito da un piccolo raschiamento finale che sembra lasciare il medico «più tranquillo». I dati da sottolineare mi sembrano essere due: il primo di ordine «temporale» in quanto attualmente esiste una lista di attesa di oltre un mese, lista che è destinata ad allungarsi visto che nella provincia di Siena ed in alcune province limitrofe (Arezzo) l’obiezione di coscienza in massa, rende quasi impossibile l’attuazione della legge 194 (Solo di recente un medico della Clinica del S. Maria della Scala ha accettato la mobilità e si reca settimanalmente a Poggibonsi, mentre un altro opera già da alcuni mesi presso l’ospedale di Fucecchio). L’altro dato è di ordine psicologico. Esiste infatti all’interno della Clinica una stanza destinata esclusivamente alle pazienti ricoverate per l’interruzione di gravidanza. Qui le donne sono lasciate completamente in balìa di loro stesse, senza ricevere nessuna informazione né sull’intervento, né sull’intervento, né tanto meno sulla contraccezione (cosa espressamente prevista dalla legge). La colpevolizzazione nei loro confronti avviene, secondo me, proprio attraverso questo silenzio e questa solitudine nelle quali sono costrette a trascorrere le dodici ore più brutte della loro vita. Personalmente ho fatto questa esperienza il 28 dicembre 1978 e tutt’ora fatico molto a parlarne serena o quantomeno distaccata. Avevo precedentemente lavorato in un consultorio autogestito, ho chiesto ed ottenuto di fare l’intervento senza nessun tipo di anestesia, mi sentivo molto serena e per niente intimorita per ciò che mi stava accadendo, eppure hanno avuto lo stesso la capacità di mettermi in crisi: basti pensare che ho aspettato il mio turno insieme ad altre quattro donne nel cesso davanti alla sala operatoria, mentre quelle che ci avevano preceduto giacevano nel corridoio davanti a noi nelle rispettive barelle. Non credo che tutto ciò abbia rappresentato l’eccezione di quel giorno e questo è senza dubbio la nota più triste e preoccupante della nostra situazione a Siena, soprattutto perché contro un ospedale dove c’è obiezione di massa si combatte meglio che contro un ospedale che si vanta di non rifiutare a nessuna donna l’interruzione di gravidanza.