francia
il diritto di disporre del proprio corpo
Dopo una “tregua” di cinque anni riparte in Francia la lotta per l’aborto
il prossimo autunno i parlamentari francesi dovranno discutere nuovamente della legge sull’aborto. In Francia, infatti, la legge del 1920 che proibiva l’aborto non è stata abolita all’inizio del 1975, ma soltanto sospesa per cinque anni. E questi cinque anni tra poco saranno trascorsi. Ed ecco che è ricominciata la campagna per impedire alle donne di sospendere volontariamente la gravidanza. Con l’occasione delle elezioni europee, i difensori della natalità, del terzo figlio e della famiglia sono tornati alla carica. In aprile, i vescovi del Consiglio permanente dell’episcopato francese hanno fatto una “dichiarazione solenne” nella quale affermavano “l’aborto è un crimine abominevole; il segno di una regressione morale alla quale non dobbiamo rassegnarci”. Durante la campagna elettorale, l’estrema destra e il movimento “lasciateli vivere” (equivalente al “movimento per la vita” italiano) hanno disturbato gli incontri elettorali di Simone Veil che nel 1975, a nome del governo, aveva difeso una certa liberalizzazione dell’aborto, A Parigi, la Libreria delle donne è stata attaccata da un commando fascista che ha coperto la vetrina con Una serie di iscrizioni “abortisti, assassini”, “abortire è uccidere”, “Veil nazista”… Eppure questa “legge Veil” ha dei grossi limiti: limite di 10 settimane, mancato rimborso da parte della mutua (un aborto costa dalle 150 alle 300.000 lire), l’autorizzazione dei genitori per la minorenne… E la clausola che prevede l’obiezione di coscienza ha permesso a molti medici di non effettuare aborti, Inoltre coloro che sono al vertice della gerarchia medica hanno usato il loro potere per impedire ai loro subordinati di praticare delle IVG (interruzioni Volontarie di gravidanza). Si aggiunga la mancata creazione, nell’ambito ospedaliero, di strutture e di mezzi per l’applicazione della legge. Come si può ben vedere, la situazione non è molto dissimile da quella italiana!
Alcuni medici favorevoli all’aborto hanno di recente organizzato degli scioperi e occupazioni di reparti ospedalieri hanno avuto luogo a Parigi e in provincia. Come donne non abbiamo dunque raggiunto il diritto alla libera disposizione del nostro corpo. Nel frattempo i gruppi MLAC (Movimento per la liberazione dell’aborto e della contraccezione) che avevano prima del 1975, guidato la mobilitazione delle donne, hanno smesso di praticare collettivamente delle interruzioni di gravidanza. Per non divenire assistenti sociali, per non colmare le carenze ufficiali, per respirare un po’ dopo tanti anni di grande attività. Oggi (sfortunatamente?) dobbiamo dunque ricominciare a mobilitarci, o, come dice Simone Iff, presidentessa del Planning familiare «è ora di riprenderci per mano». Il Planning e alcuni avvocati hanno fatto un importante lavoro giuridico. Le loro proposte? depenalizzazione pura e semplice dell’aborto e organizzazione delle sue modalità nel quadro del codice della sanità. Si prevede l’obbligo per ogni ospedale o clinica di consacrare una parte del bilancio e delle sue attività alle IVG e il rimborso completo di tutte le spese relative all’operazione. Una nuova campagna per l’aborto sta dunque partendo in Francia. Purtroppo l’avvio è un po’ lento. Il 7 giugno, non più di 300 donne hanno manifestato per le strade di Parigi con gli slogans “non diventeremo mamme nell’Europa dei papà” e “avrete gli europei che vorremo noi”. Ciononostante gli obiettivi sono chiari per il movimento delle donne “diritto alla contraccezione libera e gratuita per tutte”, “estensione della ricerca sulla contraccezione maschile e femminile in tutte le sue forme”, “il diritto di vivere la nostra sessualità, di disporre completamente di noi stesse”. Si dovrebbe organizzare una grossa manifestazione a Parigi nel mese di settembre. Sarebbe auspicabile che fosse a livello europeo. Perché, lo sappiamo tutte, l’aborto è un problema per tutte le donne. E il patriarcato cerca oggi di toglierci questo diritto così faticosamente conquistato.