messico

ai confini dello sviluppo…

“io istruirei le donne più che gli uomini, le donne danno alla luce e crescono i loro figli, ossia preparano il futuro, come può essere buono il futuro, se le donne sono ignoranti?” anonima india messicana.

novembre 1982

La donna, storicamente trascurata va superando, tra molte difficoltà, le discriminazioni che da tempi remoti si sono erette sopra di lei. Sempre calcolata in termini irreali, la funzione della donna è stata fino ad oggi valutata solo in relazione a quella degli uomini, il che è divenuto uno stereotipo permanente del suo ruolo portando ad una sotto-valutazione della capacità di risposta della donna alle infinite possibilità che presenta la vita. Erroneamente emarginata dalle statistiche sullo sviluppo economico, la donna prende coscienza di come molti dei suoi lavori (compiti) non siano valutati in termini economici, e come questo coincida con una successiva non valorizzazione del suo ruolo sociale e culturale.
professione: “Inattiva”
Se si osservano i quadri statistici relativi alla partecipazione della donna nella vita economica attiva, sempre le cifre più alte si allineano sotto la voce «inattiva». Il Messico ha una popolazione attiva potenziale di donne pari a 22 milioni 642 mila 748, ma di questa cifra 17 milioni 779 mila 758 donne, pari al 78,52%, non contribuiscono a produrre nuova ricchezza per il paese. E’ evidente che non si contemplano a fondo le attività domestiche non retribuite, il che costituisce il bandolo della matassa con il quale si tesse l’esclusione sistematica della donna dai piani di sviluppo.
Questa discriminazione non è propria dì questa o quella società, ma è un male che si manifesta tanto in paesi sviluppati quanto in quelli in via di sviluppo; certo, con intensità diversa, ma in entrambi i casi la donna si scontra con un mondo considerato tradizionalmente maschile.
Il fatto è che la reale produttività economica della donna non sia riflessa nelle statistiche mondiali, provoca come conseguenza che la politica per lo sviluppo, diretta a migliorare le condizioni di vita dei popoli, non contempla l’utilizzazione delle risorse economiche delle donne. Si entra così in una specie di spirale, giacché non essendo l’attività della donna integrata nei piani per lo sviluppo, si finisce per mantenere statico nella povertà un settore quantitativamente e qualitativamente decisivo.
Il capitalismo, da parte sua, non solo accentua tale situazione, ma la legittima attraverso la divisione delle mansioni respingendo le donne nell’esercizio delle attività considerate «femminili».
In quanto alla presenza delle donne nella vita politica mondiale, è bene sottolineare che sino all’inizio del secolo questa non era molto avvertita. In questo contesto, la lotta delle donne per il suffragio in Europa e negli Stati Uniti segna un passo importante per la partecipazione delle donne alla vita piena della società. Tuttavia nel 1945 solo 31 paesi davano la possibilità di voto alle donne e se guardiamo ai nostri giorni la percentuale di donne che si occupano di politica è bassissima e quando pure ciò avviene è relativamente ad aree quali la salute, il benessere sociale, la cultura. L’insufficienza rappresentativa delle donne negli strati decisivi della nostra società è un esempio chiaro della situazione.
In Messico, ad esempio, nelle ultime elezioni del 4 luglio di quest’anno, per coprire un totale di 64 cariche senatoriali, erano presenti solo 6 candidate donne e per 400 seggi di deputato federale si sono presentate 40 candidate donne.
Certamente il grado di avanzamento che si sta verificando nella società, influisce direttamente sul grado di partecipazione della donna. Alcune statistiche dimostrano come sia maggiore il numero di donne integrate nel mondo del lavoro nei paesi sviluppati che non nei paesi sotto-sviluppati. «Si può legittimamente dire — afferma l’antropologo messicano Rodolfo Stavenhagen — che il processo di sviluppo socio-economico (che è qualcosa di molto più complesso che il semplice incremento della produzione industriale, del prodotto nazionale lordo (greggio) o del reddito (prò capite) implica in ogni caso il miglioramento progressivo della situazione delle donne nella società».

una strada interminabile
Ciò non significa certo che nelle società avanzate la donna abbia conquistato il posto che le compete e che nelle società arretrate le donne siano definitivamente emarginate dai processi economici. L’apporto della donna nel quadro economico è, però, riconosciuto teoricamente e negato nella pratica; nessuno nega che effettuare lavori domestici costituisce parte importante dell’economia di un paese, però nessuno si sforza di proiettare questa realtà nei numeri e nei programmi per lo sviluppo, nessuno riconosce nei fatti il suo valoroso apporto alla produzione e alla riproduzione.
Una strada ardua, interminabile e difficile aspetta la donna prima che giunga a conquistare il suo posto nella società: sessanta movimenti di donne si battono per la sua liberazione e contro le discriminazioni di cui essa è oggetto. Ma il cammino è lungo e complesso.