francia

le vie en rose

Le donne francesi dopo le elezioni di mitterrand. le coppie omosessuali. le polemiche sulle candidature elettorali garantite alle donne. il maschio e il femminismo, su questi argomenti il punto di vista di yvette roudy ministro francese per la condizione femminile.

novembre 1982

Recentemente, su alcuni giornali italiani si è avuta l’eco di un’accesa polemica suscitata in Francia dalla richiesta che il 30% delle candidature elettorali fosse garantito alle donne. Fautrice di questa richiesta è stata soprattutto Gisele Halimi accusata di fungere da avvocato del diavolo o di voler ulteriormente ghettizzare le donne. Al dibattito di cui si è fatto portavoce il quotidiano “Le monde” un apporto aspro e polemico alla richiesta del 30% è venuto proprio da donne che si dicevano iscritte al partito socialista francese…
Questo problema è stato dibattuto istericamente sia nel movimento delle donne sia nei partiti. La questione del “gotha” è stata posta per la prima volta in Francia, proprio nel partito socialista nel 1972, quando io stessa e le altre donne l’abbiamo introdotta nel partito. In quel momento ci fu un dibattito veramente molto grande ma alla fine, siamo riuscite a veder soddisfatte le nostre richieste. All’inizio il minimo garantito di donne presenti nelle liste fu del 15 per cento, ma ponemmo come condizione che venisse aumentato ad ogni Congresso ed anche questo è accaduto. C’era come unica eccezione l’elezione al Parlamento europeo e su questo io personalmente mi sono molto battuta e sono potuta riuscire grazie soprattutto alla solidarietà dei miei compagni. Abbiamo ottenuto che nelle liste per le elezioni europee la presenza delle donne fosse di una ogni tre candidati e chiunque può constatare che su ventidue deputati europei, sette sono donne. Ma in Francia resta permanente la discussione su questo tema anche se non riguarda più i socialisti. In occasione dell’ultimo 8 marzo, le rappresentanti del movimento delle donne sono state ricevute per la prima volta all’Eliseo e proprio in quell’occasione, il Presidente, il primo ministro ed io abbiamo annunciato vari provvedimenti, fra cui rientrava anche il “trenta per cento”. La presentazione della proposta di legge, però ha provocato in Assemblea una ridda di discussioni, e per soddisfare le esigenze di tutti i gruppi politici la cifra iniziale è stata abbassata al 25 per cento. Alle prossime elezioni municipali e regionali, tutte le liste dovranno rispettare l’obbligo del 25 per cento, ma per quanto riguarda il Partito socialista, questo continuerà a rispettare e ad osservare la regola del trenta per cento. Comunque ritengo che il gotha non sia assolutamente il rimedio perfetto per tutto; è soltanto un espediente tecnico da utilizzare fintanto che la situazione attuale rimane bloccata. Cosa è cambiato per le donne francesi con l’elezione di Mitterrand e con l’istituzione del ministero per la questione femminile?
La vittoria della sinistra ha causato un grande rinnovamento delle speranze e delle aspettative. Non ho mai chiesto a Mitterrand perché abbia assegnato proprio a me il Ministero per la questione femminile, anche se immagino che sia perché ho svolto un certo tipo di lavoro al parlamento europeo. Questo ministero ho dovuto costruirlo perché prima non c’era assolutamente niente, né leggi, né gruppi di lavoro né altro, è il primo ministero della storia su questo argomento… Dunque ho dovuto installare équipes di studio e di lavoro per mettere a punto i problemi e per fornire i dettagli. Fra le cose che ho fatto, quelle che hanno scosso e colpito maggiormente l’opinione pubblica sono state la campagna per la contraccezione con spot, film televisivi, con mostre che ancora oggi circolano di regione in regione e con dibattiti all’interno delle scuole e nelle associazioni. Abbiamo messo a punto anche una campagna sull’uguaglianza professionale che servirà da supporto ad una legge che sto completando in questo periodo, ma della quale preferisco parlare in un’altra occasione. Contemporaneamente abbiamo attuato un’azione per aiutare le donne vittime della violenza organizzando stages formativo-informativi all’interno dei commissariati per fare in modo che i poliziotti siano in grado di accogliere correttamente le donne che si rivolgono a loro per denunciare la violenza subita. Posso dire che negli ultimi mesi l’attività del ministero che mi è stato affidato, si è molto intensificata anche se questo tipo di lavoro è tutt’altro che facile, infatti, anche a causa della recessione economica, lavoro praticamente controcorrente e se non avessi come sostegno la solidarietà delle donne, non potrei veramente andare avanti. Fra le cose per cui ci stiamo battendo in questo momento, c’è la gratuità dell’aborto e questo tipo di lotta è molto difficile; ogni volta si deve ricominciare a discutere. In Francia le forze conservatrici sono ancora molto vivaci, anzi la vittoria delle sinistre li ha proprio resi furiosi, abbiamo la consapevolezza che quella che stiamo attuando è una vera e propria rivoluzione culturale, un metodo di valutazione completamente nuovo che comincia a prendere forma solo adesso.
In questo periodo in Italia è molto sentito il problema delle “coppie di fatto “, anche omosessuali e proprio su questo tema le donne socialiste hanno elaborato uno dei loro “quindici punti programmatici”. In Francia, esistono delle leggi analoghe, o questo argomento non è dibattuto come da noi?
Io so che questo problema è molto sentito in Olanda, Danimarca, nei paesi anglosassoni e che è molto dibattuto anche in Italia. In Francia, la discussione è meno vivace, ne ho sentito parlare, ovviamente, ma a livello personale senza dovermene occupare in qualità di ministro. So che da noi ci sono dei gruppi di donne omosessuali che si sono costituiti in associazione e che stanno elaborando vari progetti che intendono poi presentare. Comunque, ripeto che in Francia la questione degli omosessuali è meno sentita che da voi.
Un po’ di tempo fa, le “Nouvel Observateur”, ha pubblicato i risultati di un’inchiesta da cui emergeva che gli uomini francesi non sono molto cambiati con il femminismo. Lei cosa ne pensa?
Non mi è molto facile rispondere a questa domanda perché non posseggo elementi sufficientemente attendibili. Però posso dire che non mi sembra che le cose in Francia vadano troppo male. In questo momento abbiamo una sorta di “femminismo tranquillo” che credo sia quello che ci può portare più lontano, perché ci si batte in nome della democrazia, dell’uguaglianza e del riconoscimento dei diritti. Battersi per i diritti delle donne è un modo per me, di mostrare che queste sono cittadini assolutamente uguali agli altri. In verità, so anche che alcuni uomini sono rimasti immutati nonostante il femminismo, ma non credo siano molti, per esempio, gli uomini di governo con i quali lavoro, riconoscono la legittimità delle rivendicazioni di cui sono portavoce.